Curiosità

Le zone umide: luoghi di pace nonostante la biodiversità!

Zone umide: cosa sono?

A me fanno venire subito in mente le zanzare! Per fortuna le zone umide sono anche molto altro… e allora cosa sono le zone umide?

Sono zone bagnate… ma non troppo!

Paludi, torbiere, aree inondate, stagni, acquitrini, foci fluviali, risorgive, ma anche porzioni di laghi, di lagune, di fiumi, nonché tratti di mare adiacenti alla costa dove le acque sono poco profonde (inferiori a 6 metri).

Possono essere naturali o artificiali, con acque dolci o salmastre o salate.

Perché sono importanti?

Le zone umide sono ecosistemi pullulanti di vita e biodiversità, sia per la vegetazione presente ma anche, e soprattutto, per la grande varietà di uccelli acquatici, stanziali o migratori, che abitano e si riproducono in questi luoghi.

Fenicotteri – Pantano Roveto – Riserva di Vendicari (SR)

Sono territori che permettono di limitare l’erosione (vedi anche Erosione delle coste) e accogliere le acque piovane, riducendo il rischio idrogeologico, depurano le acque e assorbono l’anidride carbonica, motivo per cui sono considerate un’importante risorsa per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Quali e quante sono le zone umide?

Sicuramente sono molte di più di quelle attualmente censite!

Le zone umide d’importanza internazionale, riconosciute ed inserite nell’elenco della Convenzione di Ramsar, per l’Italia sono ad oggi oltre 50.

In realtà, ne sono state contate più di 1500 a livello nazionale, ma la raccolta dati è ancora in corso.

Per elenchi, nomi e dettagli ho riportato i link ufficiali in bibliografia.

Il 2 febbraio del 1971 a Ramsar fu approvata la Convenzione relativa alle zone umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici. Per tale motivo si è scelto il 2 febbraio per celebrare la Giornata Mondiale delle Zone Umide.

Che cosa stabilisce la Convenzione di Ramsar?

La Convenzione di Ramsar è un accordo internazionale che si pone come obiettivo la tutela delle zone umide, mediante la loro individuazione e delimitazione, e tramite lo studio e la programmazione di interventi per la conservazione degli habitat, della flora e della fauna.

Che cosa ne so io di zone umide?

Ben poco per ora. Quello che so, è che mi sono emozionata tantissimo la prima volta che ho visto uno stormo di fenicotteri rosa passare sopra la mia testa. Ero nella Riserva di Vendicari, una delle 50 zone umide italiane che rispetta tutti i criteri della Convenzione di Ramsar.

Ero già stata a Vendicari da bambina ma non ricordavo molto di quel posto, mi era solo rimasto impresso che non si poteva fare il bagno in mare. In realtà si può, ma non in tutti i punti della riserva.

Ci sono, infatti, delle aree dedicate agli animali alle quali non è possibile accedere, come ad esempio accade in alcuni tratti di spiaggia per l’ovificazione delle tartarughe caretta caretta o nei dintorni dei pantani per proteggere gli uccelli acquatici. Per tale motivo, sono stati costruiti degli appositi capanni di osservazione in legno, che consentono di ammirare i vari esemplari senza arrecare alcun disturbo agli animali.

Panoramica della spiaggia di Vendicari (SR)
Stefano Gurciullo Photography
Mappa di Vendicari (da web)

Sono tornata a Vendicari negli ultimi anni ed ho riscoperto una meraviglia!

Innanzitutto la riserva è molto più grande di quello che si pensa. La zona che viene comunemente denominata Vendicari è solo una minima parte dell’area protetta, anche se ne rappresenta l’ingresso principale, che dà accesso alla parte più ricca di attrattive, come il Pantano Grande popolato da varie specie, in particolare dai fenicotteri, la Torre Sveva e un’antica tonnara.

Ma la riserva include anche le spiagge di Calamosche ed Eloro, a nord, ed i resti bizantini della Cittadella dei Maccari, a sud, nonché altri pantani con annessi capanni di osservazione.

Pantano Grande – Fenicotteri – Riserva di Vendicari (SR)
Stefano Gurciullo Photography

Luoghi come questo sono sostenibili non solo a livello ambientale ma anche sociale ed individuale. Tutte le attività ricreative che si possono svolgere all’interno dell’area protetta sono all’insegna della quiete, sono rigeneranti ed educative.

L’attenta osservazione dei volatili, tipica di chi pratica birdwatching con la macchina fotografica o con il binocolo o semplicemente a occhio nudo, richiede pazienza, silenzio e rispetto per la natura e per chi la abita. All’interno dell’area protetta è possibile spostarsi da una caletta all’altra seguendo percorsi naturalistici o lungo la costa o leggermente all’interno tra muretti a secco, fichi d’india e mandorli. La storia che si respira ad ogni passo, da quella più antica bizantina a quella più recente delle tonnare, dà quello stimolo di curiosità in più che spinge ad esplorare ed immaginare epoche passate. Ed infine, i bagni a mare in acque limpide e pulite… non hanno bisogno di commento!

Spiaggia di Vendicari
Segnaletica di Vendicari
Cittadella dei Maccari

Quello che non avrei mai immaginato, era di ritrovare uno scenario simile in una zona industriale. È quello che accade alle Saline di Priolo.

Riconosciute come zone umide, al momento, solo a livello nazionale. Le Saline di Priolo sono Riserva Naturale Orientata (R.N.O.), esattamente come Vendicari, ovvero al loro interno non sono vietate tutte le attività antropiche, sono, infatti, consentiti interventi colturali, agricoli e silvo-pastorali purché non in contrasto con la conservazione degli ambienti naturali.

L’area però è molto più ristretta (circa 30 volte più piccola di Vendicari) ed è caratterizzata da un unico grande pantano che occupa quasi tutta la superficie della riserva. Nonostante le dimensioni ridotte e la vicinanza delle industrie, la natura risplende rigogliosa con una fitta vegetazione e tante specie volatili stanziali o migratorie.

Fenicottero rosa – Saline di Priolo (SR)
Stefano Gurciullo Photography

Una cosa che mi aveva incuriosito di entrambe le zone era la vicinanza tra le saline (gli attuali pantani) e le tonnare. A Vendicari le saline e la tonnara sono esattamente una di fianco all’altra, per le Saline di Priolo la tonnara più vicina è quella di Santa Panagia a una decina di chilometri di distanza. Questa caratteristica è tipica di molti altri territori e non è un caso. Il sale veniva infatti utilizzato per la conservazione del pesce… questo sì che è kilometro zero!

Tutte queste riflessioni convergono verso un’unica semplice parola: sostenibilità.

Sostenibilità ambientale ad ampio raggio, dell’ambiente nella sua totalità e nelle sue evoluzioni passate, presenti e future.

Sostenibilità individuale, per la singola persona, per la sua pace interiore e il suo benessere psico-fisico, per un miglioramento della qualità della vita anche se in momenti sporadici o, perché no, nella vita quotidiana per i più fortunati.

Pantano ed Etna in eruzione – Saline di Priolo

Bibliografia:

Elenco zone umide Ramsar

Inventario nazionale delle zone umide

Sito ufficiale della Riserva di Vendicari

Sito ufficiale della Riserva Saline di Priolo

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